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TARGET 133/2020: A NATALE PUOI…NON POTREMO…POTREMMO

“EMERGENCY promuove una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani.
Il nostro impegno è possibile grazie al contributo di migliaia di volontari e di sostenitori che ogni giorno scelgono di stare con noi”. www.emergency.it

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Buon Natale a tutti!

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A NATALE PUOI…NON POTREMO…POTREMMO
A Natale puoi…
Avete presente la canzoncina di una nota pubblicità che, normalmente, di questi tempi, fa capolino dalla TV?
Quest’anno la lista che seguirebbe sarebbe, probabilmente, un po’ più scarna rispetto a quelle delle consolidate e tradizionali abitudini e, di certo, molto diversa dal solito. Al momento siamo letteralmente bombardati di indicazioni circa ciò che non potremo fare: riunirci in numerose e chiassose tavolate la Vigilia, il giorno di Natale o la sera che ci traghetterà nel nuovo anno, frequentare i nostri
locali preferiti, raggiungere parenti e amici in altri posti d’Italia, goderci qualche giorno di relax in montagna sfrecciando sulle piste…
Tanti “no”, tanti divieti, tante rinunce richieste e imposte dopo un anno davvero pesante.
È su questo bicchiere (calice?) mezzo vuoto che si posa la nostra attenzione, con comprensibile malumore, naturale malinconia, ovvia insofferenza.
Internet ci propone offerte allettanti per addobbare le nostre case, per simulare una parvenza di normalità o ricrearla, almeno in parte, caparbiamente. Alcune abitazioni, complice il non poter uscire, sono magari state decorate in anticipo, con l’intento di cercare comunque un po’ di atmosfera natalizia, di serenità.
Si leggono articoli in cui si cerca di dare un senso a questo tempo così anomalo e diverso: dalla condanna
compiaciuta del consumismo cui siamo abituati, agli interrogativi sul vero senso del Natale, sul suo valore, su ciò che, al netto di tutto quel che non potremo fare, esso rappresenta o, in linea generale, dovrebbe rappresentare, pur senza grandi festeggiamenti, ritrovi, giorni di festa condivisi, che lo si viva da credenti o meno.

Ma, diciamolo: non ci convincono molto.
Dopo un anno passato tra bollettini, numeri, notizie catastrofiche, incertezze lavorative, pensieri e, per molti, anche perdite di persone care, vorremmo le “nostre feste”: il nostro correre da un negozio all’altro per piacere o dovere, i nostri cenoni, i nostri pranzi, le nostre vacanze di fine anno.
Ce lo meritiamo, eccome se ce lo meritiamo, ma…non potremo, per l’appunto.
E allora, anziché alzare il bicchiere (calice?) e guardarlo con insofferenza, rimpianto e irritazione e vederlo mezzo vuoto, perché non fare l’ennesimo sforzo e vederlo mezzo pieno?
Potremmo…
Per noi stessi, che già affaticati non abbiamo bisogno di altri pesi sul cuore, per chi ci è accanto, per chi non lo è, non lo potrà essere e vede nella nostra tristezza un’amplificazione della sua, come in un eco, un rimbombo continuo che si alimenta; per chi è in prima linea in questa faticosa battaglia, da mesi, e da mesi si è dovuto abituare e rassegnare a veder stravolta, limitata la sua vita, privandosi perfino dei suoi affetti più cari, rinunciando ad abbracciarli per tutelarli seppur, alla fine di giornate devastanti, quel semplice e caloroso gesto sarebbe stato pari a un balsamo rigenerante.
E allora scrolliamoci di dosso quanto più grigiore possibile, come se le lucine colorate che abbiamo sparso per casa le avessimo anche dentro, intermittenti, piccole, ma costantemente accese; prepariamo una lista con ciò che potremmo fare, essere, vivere e facciamoci guidare passo passo da essa.
Riscopriamo, ancor prima del vero senso del Natale, riguardo cui magari trarremo considerazioni più in là, il concreto significato di una delle parole che più abbiamo sentito ripetere in questo durissimo 2020: solidarietà.

La solidarietà può avere una miriade di declinazioni, diventare un vero arcobaleno di gesti, opportunità, occasioni, che ci portano quella pace, quel benessere, quell’arricchimento di cui ora abbiamo tutti bisogno. Il dare attenzione al vicino di casa –quello che conosciamo da una vita, quello che a stento salutiamo e anche quello che non ci va granché a genio- che magari ha bisogno di un aiuto, di un favore, di un supporto o, molto più semplicemente, di due chiacchiere. Il sostenere, quando possiamo e come possiamo, quei commercianti duramente provati da chiusure forzate e consumi crollati, i cui negozi conosciamo da una vita ma che magari abbiamo “trascurato” un po’. Il coltivare o supportare iniziative a favore di chi è in difficoltà, di chi ha meno di noi, è in una situazione di povertà o ha perso il lavoro. Ne esistono in ogni città, di vario genere, e se ne possono sempre pensare e mettere in piedi
di nuove: i bisogni son tanti, le necessità varie, le occasioni per rendersi utili non mancano di certo.
Il ricordarsi che ogni crisi sociale fa sì che gli ultimi siano ancora di più tali: più fragili, più abbandonati, più non visti, senza tutele, senza diritti.

Potremmo, insomma, distogliere lo sguardo dal nostro bicchiere (calice?) e volgerlo agli altri, ancora, se l’abbiamo già fatto, o iniziando a prodigarci per loro, secondo come possiamo e riusciamo.
Tra le tante risorse che questo 2020 ci ha fatto –volenti o nolenti- (ri)scoprire e apprezzare ce ne sono due in particolare, strettamente legate fra loro: la capacità di dare gratuitamente e il volontariato.

Il nostro è un Paese contraddittorio: a volte superficiale, egoista e cieco, altre –molte altre- generoso, attento, pieno di slanci di altruismo. Associazioni e organizzazioni strutturate o più piccole e di recente costituzione, insieme a iniziative nate dall’unione di semplici cittadini che volevano far la loro parte in questo difficile momento, hanno supportato il Paese in tantissimi modi: abbiamo visto la parte più bella dell’Italia darsi un gran da fare nel momento più brutto, donare tempo, energie, ascolto, oltre che beni materiali. Si è compreso –forse non sempre, ma spesso- che al posto di chi non riusciva più a provvedere a se stesso poteva esserci ciascuno di noi, sofferente, smarrito, spaventato, privo di risorse e con la speranza che qualcuno gli allungasse la mano.
Ecco: al valore ritrovato, vissuto, visto della solidarietà, della gratuità, potremmo prestare attenzione e sostegno. Ognuno a suo modo, ognuno secondo le sue possibilità, ognuno con lo sguardo non fisso solo sulle proprie problematiche, ma anche su quelle altrui, specie se ben peggiori.

Potremmo? Dovremmo.
E potremmo, infine, esser grati per ciò che non ci è stato tolto, che ancora abbiamo e che ci rimane, anche se viviamo un presente che è molto differente da quello che avremmo creduto e voluto.
Il nostro bicchiere (calice?) resterà a metà (forse sì, forse no) ma, in ogni caso, sarà di certo meno amaro e riusciremo ad apprezzarlo quando verrà il momento di alzarlo e augurarci un futuro immediato migliore di quanto abbiamo vissuto negli ultimi mesi.

Potremmo, decisamente.
Un caloroso augurio di buon Natale a voi e a tutti vostri cari, senza distinzioni e classificazioni: congiunti, non congiunti, amici.

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COVID19, EMERGENCY E CALABRIA

La notizia è rimbalzata su tutti i media: già da qualche giorno, è iniziata la collaborazione di Emergency e della protezione civile in Calabria, per far fronte all’emergenza Covid-19.

Così Gino Strada ha commentato la proposta di gestione di un ospedale tendato, costruito dalla Protezione Civile a Crotone, per alleviare la pressione sull’ospedale cittadino: “Diamo inizio al nostro lavoro in Calabria, partendo dall’ospedale di Crotone, ma siamo a disposizione anche per altri progetti”. EMERGENCY contribuirà alla progettazione e gestione della struttura e interverrà in altri progetti per la gestione dei pazienti positivi al Covid-19, sempre in collaborazione con la Protezione Civile e le autorità sanitarie regionali, sia a livello ospedaliero che a livello territoriale.

EMERGENCY era già intervenuta a fianco della Protezione civile nella prima fase dell’epidemia a Bergamo, dove aveva gestito un reparto di Terapia intensiva nel presidio ospedaliero dell’ospedale Papa Giovanni XXIII in Fiera. Il reparto era stato allestito lavorando fianco a fianco con circa 300 volontari, tra artigiani bergamaschi, 150 volontari della Sanità Alpina e 40 della logistica della Protezione Civile Ana. Le attività dell’ospedale si sono ora concluse e la struttura è stata convertita in un ambulatorio per il follow-up dei pazienti Covid-19.

Sempre nella prima fase pandemica, EMERGENCY si è occupata, inoltre, di progetti di formazione per la prevenzione del contagio nelle strutture di accoglienza, nelle RSA, nelle scuole e ha attivato un programma sociale di consegna di beni di prima necessità e un progetto di assistenza alimentare alle famiglie in difficoltà a causa della crisi economica.

In Calabria EMERGENCY lavora già a Polistena (RC), dove dal 2013 con un ambulatorio in uno stabile confiscato all’ndrangheta, si occupa delle fasce più fragili della popolazione che non hanno accesso alle cure. Dalla sua apertura ha erogato 35.595 prestazioni. Proprio a Polistena, a partire dal 27 Novembre, EMERGENCY ha iniziato a fare tamponi su richiesta del sindaco, per le fasce più fragili della popolazione e per le categorie più esposte al rischio. “Il progetto è il risultato di una collaborazione con il Comune che prosegue dal 2013. Siamo convinti che questo virus si possa contenere partendo dal monitoraggio del territorio. Tracciamento e prevenzione sono step fondamentali,” ha dichiarato Mauro Destefano, coordinatore del presidio locale di EMERGENCY.

Dato il consistente numero di contagi, infatti, l’amministrazione comunale ha deciso di avviare una indagine epidemiologica sul suo territorio, acquistando circa 700 test antigenici rapidi da destinare inizialmente ai nuclei familiari indigenti, ai dipendenti comunali, alle forze dell’ordine e agli operatori scolastici e saranno messi anche a disposizione di tutti i cittadini, previa prenotazione online. EMERGENCY fornirà il supporto medico infermieristico e logistico, mettendo a disposizione del presidio un proprio medico e un infermiere.

SOSTENETE QUESTA (E LE ALTRE) ATTIVITÀ DI EMERGENCY: OGNUNO, NEL SUO PICCOLO, PUÒ FARE LA SUA PARTE.

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BUONE NUOVE DAL SUD DARFUR

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Nove anni fa, a Nyala, capitale del Sud Darfur, Emergency affrontava un momento drammatico: il rapimento di un nostro logista, Francesco Azzarà, e la conseguente decisione di chiudere per motivi di sicurezza l’ospedale pediatrico, aperto lì soltanto un anno prima.
Francesco, in Sudan da circa un mese e mezzo, aveva collaborato con Emergency già in altre missioni ed era stato rapito il 14 agosto 2011, mentre si trovava in auto con due colleghi diretto in aeroporto: il mezzo era stato fermato da uomini armati e l’operatore, unico internazionale, sequestrato.
L’evento aveva lasciato tutti spiazzati poiché, come dichiarato dallo stesso Gino Strada, il team di Emergency era sempre stato visto con affetto dalla popolazione della capitale, dove gestiva l’unico ospedale a fornire cure gratuite.
Pochi giorni dopo il rapimento, i sequestratori avevano fatto sapere tramite una telefonata che l’italiano era vivo e stava bene. Emergency aveva subito attivato tutti i suoi contatti a Khartoum, informando altresì il Ministero degli Affari Esteri italiano, per giungere il prima possibile alla liberazione di Francesco. Successivamente la stessa Farnesina, in stretto e continuo contatto con Emergency, aveva richiesto il silenzio stampa sulla vicenda così da non compromettere lo svolgersi delle indagini e l’incolumità dell’ostaggio. Francesco era stato liberato quattro mesi dopo.
Da quel giorno, Emergency non ha mai cessato di lavorare per poter far ripartire le attività in sicurezza, con la piena consapevolezza di quanto fosse importante che Nyala tornasse ad avere un ospedale pediatrico.

Il 1° dicembre 2020 l’ospedale ha riaperto, accogliendo nel giro di poche ore più di 23 pazienti.
In quest’anno così difficile, la ripresa delle attività del centro pediatrico, il poter garantire cure di qualità gratuite a bambini nati in uno dei Paesi più poveri del mondo, ci riempie di orgoglio, di felicità e di speranza: vogliamo prenderlo come un segnale positivo, che alimenti la passione con cui svolgiamo il nostro lavoro in tutto il mondo a tutela dei più deboli e che ci dimostra quanto pazienza, impegno e perseveranza, portano sempre i loro frutti.

CON QUESTO SEGNALE DI SPERANZA, AUGURIAMO A TUTTI BUON NATALE.

 

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